Come non vanno fatte le cose


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Livietta e Tracollo di Pergolesi al Roma Europa Festival

Quello che colpisce dello spettacolo “Livietta e Tracollo”, Scritti per essere rappresentati quali intervalli di “Adriano in Siria” da Pergolesi, è la completa rozzezza della messa in scena e degli interpreti.

La scelta registica e scenica di Rosario Sparno e Dario Bassolino è di rara pochezza intellettuale e musicale. La musico di Pergolesi ridotta al sintetizzatore, facilona scopiazzatura dei lavori di 60 anni fa di Walter Carlos per Kubrik, riduce la rappresentazione teatrale a mero esercizio di retorica finto contemporanea, ma in realtà gia vecchia in partenza.

Se, già a tutto questo, aggiungiamo la scelta degli interpreti si tocca il fondo. Salvando il continuista al clavicembalo che accompagnava i recitativi e sembrava un alieno in tutto questo accrocco modernista e i due danzatori che tutto sommato, e in forma molto limitata partecipavano della messa in scena in maniera decorosa, restano  i due cantanti, con rispetto parlando per chi canta.

La giovane Costanza Cutaia della quale riesco a dire solo che probabilmente ha studiato canto in un canile comunale e il giovane Takaki Kurihara che recitava nel ruolo di basso pur avendo un’estensione vocale tale che rendeva la sua voce inudibile quando scendeva in basso.

Pessima la messa in scena, costituita da una Chaise longue, tre lastre metalliche appese al soffitto e una spirale di foglie secche destinata a disperdersi durante la rappresentazione.

Quando uno vede questa roba si dice “mai più”, ben sapendo che alla prossima se lo sarà dimenticato e ci ricascherà, dunque, alla prossima.

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